Ouverture

Ogni ristorante, per me, è un racconto in divenire.
Un’Ouverture silenziosa che si svela nel ritmo della sala, nel tono di voce dell’accoglienza, nel modo in cui arriva il pane al tavolo.

Non cerco la perfezione, ma la coerenza.
Quel filo sottile che unisce le scelte d’arredo al taglio del servizio, il profumo di un brodo al carattere dello chef.
Entro, ascolto, assaggio.
Osservo come si muovono le mani, come si posano le parole. E poi scrivo.

Scrivo per ricordare che la ristorazione non è solo tecnica, estetica o impiattamento.
È emozione, cultura, gesto.
E quando trovo ordine, ospitalità e carattere, so che qualcosa ha funzionato davvero.